Sunday, May 18, 2008

CASINO



The key is we need to understand that the host knows where the car is. Ben picks door number 1, so at that point he has a 33.3% of being correct (so odds are against him because he has a 66.6% chance of being wrong). The host knows whether he is right or wrong, but he reveals one of the doors that was definately wrong (door 3).

Now it does seem like regardless to what the movie said there is a 50% chance of him getting it correct now.

But remember, before door 3 was revealed there was a 66.6% (in favor) that the car was in door 2 or 3. The host HAD to pick a wrong door out of 2 and 3, and since it is MOST LIKELY in either door 2 or 3 (before 3 was revealed), by eliminating door number 3 the chances are greater that is in door number 2 because ORIGINALLY the chances were better (66.6%) that it was in door 2 or 3.

If you still don't understand, look at it this way:

Bens pick - Door 1 (33.3%)
Other pick - Door 2 and 3 (66.6%)
Now say your a bystander, are you going to bet that Ben is right? or that its in either door 2 and 3?
Your going to go with the door 2 and 3 because chances are better. The host CANT REVEAL Ben's pick obviously, and the host CANT REVEAL the car, so he shows you that door number 3 doesn't have the car. So theres still a 66.6% chance that Ben's choice is wrong.

If the host didn't know what was behind the doors and randomly picked number 3 and it happened to be a goat, then yes he would have a 50% of being right. Totally different story.
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I find it easiest if you just lay out all the different scenarios:
Assume Door 1 = Car, Door 2 = goat, Door 3 = goat

1. You choose Door 1. Host reveals Door 3 is a goat.
a) You stay with Door 1 = Win
b) You switch to Door 2 = Loose

2. You chose Door 2. Host reveals Door 3 is a goat.
a) You stay with Door 2 = Loose
b) You switch to Door 1= Win

3. You choose Door 3. Host reveals Door 2 is a goat
a) You stay with Door 3 = Loose
b) You switch to Door 1= Win

So, in switching you win 2 out of 3 times, while in staying with your original door you only win 1 out of 3 times. So, odds are in your favor if you switch.

Monday, May 05, 2008

Eataly porta lo ‘slow food’ negli States

CHRISTIAN BENNA

Vola a Tokyo e New York il supermarket dell’enogastronomia italiana. A Daikanyama, nel lussuoso centro della capitale nipponica e a Manhattan, giapponesi e americani riempiranno il carrello della spesa di pasta di Gragnano, olive taggiasche e culatelli. Tanto per cominciare, perché in agenda ci sono apertura anche a Londra, Mosca e nelle altre capitali europee. Almeno questo è il progetto di espansione internazionale di Eataly, il marchio sotto cui l’imprenditore Oscar Farinetti (al 60% della società) e tre coop (40%), in collaborazione con Slow Food di Carlin Petrini, puntano a rilanciare su larga scala i prodotti di nicchia, tipici del territorio italiano. Un anno fa a Torino, su 11 mila quadri dell’ex fabbrica Carpano, a due passi dal Lingotto, l’inaugurazione del primo "mercato" di cibi di alta qualità. Il riso di Falasco, i fusilli fatti a mano, i vini delle migliori cantine: 3 mila referenza di specialità regionali sugli scaffali, incontri di cultura alimentare, e tanta ristorazione, 8 cucine che generano il 30% dei ricavi. Un boom da 30 milioni di euro nei primi 12 mesi di vita, 2 milioni e mezzo di visite, un nuovo corner a Milano, all’interno di Coin Casa, e un piano di crescita che – oltre a prossime aperture in altre città italiane (Bologna, Genova, in primis) – mira a conquistare i mercati esteri. Oscar Farinetti, 53 anni, ha scommesso sui cibi della tradizione, quelli a cinque stelle, spesso introvabili se non nelle botteghe di paese, negli agriturismi, nelle boutique del tipico. Per farlo si è alleato con esperti del settore: una ventina di piccoli produttori, e tre soci come Coop Liguria, Novacoop Piemonte e la Coop Adriatica, oggi al 40% del capitali di Eatlay. «Solo il 10% degli italiani si nutre con cibi di alta qualità – dice Oscar Farinetti Quindi la platea di potenziali nostri consumatori è vastissima. I nostri prezzi sono leggermente più alti, ma sul fronte della bontà del prodotto non abbiamo concorrenza». E ora il grande salto all’estero. «Apriremo entro l’anno due punti vendita di 1500 metri quadri a Tokyo – racconta Oscar Farinetti – e in seguito a Manhattan. L’investimento previsto è di 10 milioni per ciascuno dei due esercizi. Nel giro di due anni raggiungeremo l’obiettivo di 100 milioni di fatturato». Negli Usa e in Giappone, Eataly sbarca con i prodotti italiani, sposando però la filosofia dei consulenti di Slow Food, quella della filiera corta e dei sapori locali da conservare. Come già succede a Torino, anche altrove, si farà cultura del cibo, incontri con chef di grido, corsi di cucina gastronomia, italiana e non solo. «Nei due paesi valorizzeremo le tipicità del territorio dice Luca Baffigo Filangeri consigliere della società – vogliamo spiegare ai nostri clienti l’importanza della ristorazione e dei prodotti artigianali, soprattutto negli Usa dove manca una vera catena di distribuzione alimentare italiana. Nello store torinese il 55% dei prodotti è di provenienza piemontese, così sarà anche all’estero». Per le coop, a parte l’esperienza di quattro punti vendita in Croazia, si tratta del primo investimento all’estero. Bruno Cordazzo è presidente di Coop Liguria e numero due di Eataly «Questo format è forse l’unico esportabile oltre frontiera in termini di proposta commerciale. Tuttavia, per noi, non è tanto un veicolo per investire all’estero quanto una politica di promozione dell’italianità».